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  • Norino Cani

DOCUMENTI INEDITI SU FRANCESCO BARACCA DALL’ARCHIVIO BOLIS - TAMBURINI

Aggiornamento: 12 set 2020

Una lettera sulla morte di Baracca Si è discusso e scritto molto sull’ultimo giorno di vita di Francesco Baracca e soprattutto sul diverbio avuto poche ore prima della morte con il generale Bongiovanni. (1) Le testimonianze concordano sull’episodio, ma nessuno fu in grado di comprendere l’esatto svolgimento e le motivazioni della discussione dalla quale Baracca uscì molto teso ed agitato. Si ipotizzò che Bongiovanni l’avesse redarguito per il suo scarso impegno, per aver male interpretato gli ordini ricevuti e, di conseguenza, di non aver compiuto il proprio dovere, sembra però che la causa dello screzio con il comandante dell’aviazione italiana sia stato dovuto al fatto che l’ordine di mitragliare le trincee austriache non arrivò mai dal comando, anzi non esistevano direttive in tal senso. Il generale Bongiovanni redarguì Baracca probabilmente perché esponeva sè stesso ed alcuni componenti della squadriglia, che comandava, a rischi inutili e non autorizzati. La consapevolezza di essere un eroe lo aveva collocato in un ruolo superiore e la dura vita di guerra non poteva non avere inciso profondamente sul suo stato psicologico; sicuramente l’euforia delle vittorie, le paure nascoste, le ansie provate durante tre anni non possono non aver condizionato i suoi comportamenti. In questa commistione di sentimenti, corroborata da una rigida educazione, sicuramente Baracca sentiva il dovere di gettarsi in battaglia, anche senza autorizzazione, in nome della fraternità militare, del fanatismo guerriero e degli ideali cavallereschi, ma questo era disobbedire agli ordini e dopo la morte solo la sua figura carismatica impedì di aprire inchieste sul suo operato, non si stilò alcun referto necroscopico e Baracca, caduto in azione di guerra, non ricevette, come sarebbe stata la regola, alcuna promozione o decorazione. La prova di quanto affermo è conservata nell’archivio privato Bolis-Tamburini (2) dove esistono altri documenti riguardanti Francesco Baracca e molte pratiche per l’apertura di un museo a lui dedicato. (3) Durante il servizio prestato come capitano medico, del XX treno ospedale della Croce Rossa Italiana stazionato nelle retrovie, il lughese Guglielmo Tamburini (4) ebbe modo di curare un ufficiale dell’arma aeronautica, Arturo Oddo, e dopo la morte del suo concittadino inviò a quel suo antico paziente una lettera per avere notizie sull’abbattimento. Il capitano Oddo così rispose: (5)

19 luglio 1918 Gr. Albergo Reale Savoia (Croce d’oro) Padova Gentilissimo Tamburini, eccoti la fotografia promessati. Il povero Baracca era sempre allegro, è con la Marcelle una canzonettista con la quale faceva ménage insieme. C’è pure Buzzi che tu conosci, è abbastanza riconoscibile. Circa le ferite o meglio gli strisciamenti di proiettili, che il povero Baracca aveva sul torace, è opinione generale che anzichè prodotti da raffica di mitragliatrice siano da attribuirsi a tiri di fucileria (6), se si pensa che per sette giorni il suo cadavere è giaciuto nella zona battuta tanto da noi quanto dagli austriaci. Ti confermo ancora che Baracca, come quelli della 91ma Squadr (ora Squadr. Baracca) non avevano ordine di eseguire mitragliamenti. Egli, come Piccio, andava sua sponte. Ho dato il tuo biglietto al colonnello, fu molto contento del tuo ricordo, credo anche t’abbia già scritto, egli è per ora in giro per servizio e tornerà stasera. Io lascio l’ispettorato da caccia e domani vado a prendere il com.do della 75ma Squadr da caccia, tornerò sul fronte della prima armata. Colgo l’occasione per pregarti di volermi ricordare ai tuoi ufficiali e ringraziarti con loro delle cortesie usatemi. Sempre in bocca al lupo, caro Tamburini, cordialmente ti saluto Tuo Oddo. P. S. Dimenticavo dirti che in caso di trasferimento il telegramma potresti indirizzarlo 75ma Squadr Areoplani prima armata zona di guerra.

Questa lettera, pertanto, smentisce definitivamente che agli aviatori impegnati durante la battaglia del solstizio fosse stato dato ordine di mitragliare le truppe nemiche a terra, riconducendo, pertanto, la totale responsabilità di quanto accaduto a Francesco Baracca.

La spada d’onore La supervisione dei lavori per l’allestimento della sala Baracca nella torre di sud ovest della Rocca, fu affidata al vice podestà Guglielmo Tamburini, amico di famiglia dell’aviatore. A lavori terminati e a pochi giorni dall’inaugurazione, che avverrà il 16 giugno 1926 alla presenza del principe ereditario Umberto di Savoia, il dottor Tamburini il 26 maggio di quell’anno inviava alla ditta Fumagalli di Torino una richiesta di informazioni sulla spada d’onore conferita a Baracca nel 1917 e tuttora conservata nel museo a lui dedicato. (7) La risposta spedita da Torino il 31 successivo così recitava: (8)


Egregio Signore, in risposta alla pregiata s. 26 corre., Le notifico che l’autore del disegno e del modello della spada dell’Eroe Francesco Baracca è stato lo scultore Cav. Uff. Celestino Fumagalli, (9) figlio del titolare della Ditta, al quale si deve pure disegno e modello della coppa d’oro dedicata allo stesso Eroe. Con perfetta osservanza Per la Ditta Fumagalli Pietro Repetto

La polemica sull’acquisto del quadro di Plinio Nomellini Diversi artisti eseguitono ritratti di Francesco Baracca, tra questi anche Plinio Nomellini, (10) purtroppo alcuni intermediari, speculando sul dolore e sulle disponibilità economiche dei coniugi Baracca, cercarono di alzare il prezzo del quadro ben oltre il valore effettivo e il podestà Tamburini, suo malgrado, si trovò in una situazione a dir poco imbarazzante quando Paola Baracca Biancoli lo interpellò, con una lettera, per chiedere lumi su quanto stava accadendo a sua insaputa.


S. Potito, 1. X. 29 Preg.mo Signor Podestà, Domenica scorsa abbiamo ricevuto lettera dal Prof. Umberto Sogus di Bologna, il quale con nostra sorpresa dice, che nella di Lei visita fattagli, di aver avuto quasi l’assicurazione che il quadro del Pittore Nomellini, sarà da noi acquistato per il Museo, e maggior sorpresa fu nel leggere che il prezzo sarebbe stato di £ 25.000. Enrico nel colloquio avuto la mattina del 26 u. s. mese con Lei, dice di non essersi affatto compromesso, ma solo di aver detto che al momento non gli era possibile acquistarlo per la mancanza di fondi, e che se avesse potuto realizzare in Ottobre una somma, dopo le correzioni della fisionomia, piacendogli, solo in Novembre avrebbe potuto contrattare. Non riscuotendo inutile parlarne, non essendo possibile senza di ciò, sostenere la spesa, avendone già sostenute tante, ed in vista di altre. Senza dubbio, Ella troverà giuste queste osservazioni che comunicherà al Signor Sogus, per evitare discussioni spiacevoli. Gradisca con i miei i doveri di Enrico. Paola Baracca Biancoli

Il giorno successivo Guglielmo Tamburini, che, probabilmente aveva ritenuto l’affare quasi fatto e ingenuamente, forse, si era lasciato scappare una parola di troppo con Umberto De Sogus, correva ai ripari e cercava di sistemare la questione


Lugo 2 ottobre 1929. A. VII Gentilissima Signora Contessa, Fui sabato scorso a Bologna e, come d’accordo con Enrico, dissi al sig. De Sogus quanto segue:
che sino a dopo il 31 ottobre non era il caso di parlare né d’acquisto del quadro, né di modificazioni di esso.
Che il Conte subordinava ogni trattativa ulteriore alla modificazioni che il pittore Nomellini avrebbe apportato al quadro e che avrebbero dovute essere di suo gradimento, senza di che non si sarebbe nemmeno parlato di acquisto.
La cifra di £ 25.000 è stata fatta dal De Sogus, e da me non è stata né accettata, né discussa.
Questo e non altro ho detto al De Sogus e mi meraviglio che la interpretazione sia stata diversa. Mi duole anche di aver letto fra le righe della sua lettera che tanto Lei quanto Enrico possano aver pensato che io abbia espresso il pensiero loro in maniera diversa ed in qualche modo impegnativa. Oggi stesso scriverò al De Sogus mettendo in chiaro le cose per tranquillità mia e loro. La prego di accogliere i miei ossequi e di salutare cordialmente Enrico. Dev.mo Tamburini.

La lettera di Guglielmo Tamburini al De Sogus così recitava:


Preg.mo Prof. Umberto de Sogus Direttore dell’Istituto Propaganda Arte Bologna Ricevo una lettera dai Conti Baracca nella quale, dandomi notizia di una Sua a loro diretta, si meravigliano che io abbia esposto a Lei le cose in maniera diversa da quanto si era insieme al Conte combinato. A scanso di erronee interpretazioni le riconfermo i punti sui quali ebbi ad intrattenermi con Lei sul nostro colloquio del 28 settembre u. s. 1) Sino a dopo il 31 ottobre il C.te Baracca non intende parlare nè di acquistare, nè di modificazioni del quadro.
2)  Se il conte, dopo il 31 ottobre intende trattare, subordina le trattative a modificazioni che dovranno essere di suo pieno gradimento, della fisionomia dell’aviatore, che dovrebbe rappresentare il suo glorioso figlio.
3)  Nessuna impegnativa per la cifra d’acquisto che, se sarà il caso, verrà trattata a parte.
Questo e non altro esposi a Lei, e nessuna interpretazioni diversa o amplificativa è giustificata dalle mie parole. Con distinta stima Tamburini

Comunque non si arrivò mai all’acquisto del ritratto di Baracca eseguito da Plinio Nomellini che oggi fa parte di una collezione all’estero.

La Sala Baracca prende forma La sala dedicata all’aviatore verrà inaugurata alle ore 15 e 30 del 16 giugno 1926 (11) alla presenza del principe ereditario Umberto di Savoia. (12) Dopo la delibera del 3 ottobre 1924 e il successivo lo spostamento dei cimeli di Francesco Baracca fino ad allora conservati nella Biblioteca Trisi nella nuova collocazione nella torre di sud ovest della Rocca Estense, i lavori di allestimento continuarono ancora per qualche anno (13) fino al 1930 quando fu inaugurato il sacello sul luogo della caduta di Baracca. Nel carteggio Tamburini esiste un fascicolo contenente 19 fatture che testimoniano le spese sostenute dall’Amministrazione Comunale di Lugo fino al 1929. I documenti riguardano i pagamenti per 264 lire all’incisore meccanico Alberto Gamberini di Bologna (forniture di lettere di bronzo dorato), 1.734 lire ad Augusto Croari muratore capomastro (per i lavori edili e di intonacatura), 1.450 lire al prof. Lucio Benini (per la decorazione murale, le ritoccature e i disegni), 396,95 lire per l’impianto elettrico eseguito dalla ditta Edoardo Rastelli, 230 lire a Romolo Zaccari (per lavori di vetraio) e 10.724 lire a Francesco Manzoni e Luigi Casarini (per lavori di ebanisteria e rivestimento in legno della sala). Il totale della spesa ammontò, quindi a 14.798,95 lire che, con gli sconti praticati, diventò di lire 13.404. Attualmente, dopo il trasferimento dei cimeli nella nuova sede museale, l’ambulacro e la sala sono stati accuratamente restaurati divenendo luogo di iniziative pubbliche.



 

1 Luigi Bongiovanni, nato a Reggio Emilia nel 1866 e morto a Roma nel 1941, comandante generale dell’aeronautica italiana dal marzo 1918. 2 Si ringrazia per la cortesia e la disponibilità il dott. Guido Tamburini, nipote di Guglielmo, che mi ha consentito la consultazione dell’archivio di famiglia. 3 Archivio Bolis-Tamburini busta 1. 4 Guglielmo Tamburini capitano medico durante la prima guerra mondiale, esercitò la professione di medico condotto e di odontoiatra. Nel novembre 1927 successe nella carica di podestà ad Edgardo Nostini destinato prefetto di Lucca, morì nel 1947. P. Rignani, Lugo nei primi dieci anni di regime fascista 1921-1931, Lugo, Walberti, 1971, p. 165.

5 Archivio Bolis-Tamburini busta 8. 6 Non parla che Baracca si sia suicidato, implicitamente propende per un abbattimento da tiri di fucileria da terra. 7 N. Cani – G. Stella, Il Museo Francesco Baracca in Lugo di Romagan. Considerazioni storiche, museologiche e museografiche, Conselice, Tip. Aramini, 2007; Id., Il Museo Francesco Baracca in Lugo di Romagna (Ravenna), in «Rassegna Storica del Risorgimento», a. XCV (2008), fasc. I, pp. 89-94. 8 Archivio Bolis-Tamburini busta 8.

9 Celestino Fumagalli, scultore, fonditore, orafo e argentiere, nato a Torino nel 1864 e morto a Milano nel 1941. 10 Plinio Nomellini nato a Livorno nel 1866 e morto a Firenze nel 1943.

11 P. Rignani, Lugo nei primi dieci anni, cit., p. 134. 12 Il Museo Baracca veniva istituito con delibera della Giunta Municipale n° 1621 del 3 ottobre 1924, poi ratificata dal Consiglio Comunale il successivo 29 dicembre. 13 P. Rignani, Lugo nei primi dieci anni, cit., p. 134.


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