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  • Norino Cani

Tricolore d'Italia

....ed allora lo stemma dell’Italia non sarà più un confuso e ributtante quadro di serpenti, di leoni, di aquile, di mostri di ogni sorta, di chiavi e di altre infinite fantasie che indicavano le lacerazioni del nostro seno e la nostra debolezza. G. BARTORELLI


Nella tarda primavera del 1859 dalle finestre delle case di Lombardia, dei ducati dell’Emilia, delle Legazioni di Romagna e del Granducato di Toscana sventolava, e questa volta per sempre, il tricolore. La seconda guerra d’indipendenza metteva il sigillo all’eroica epopea dei carbonari e dei cospiratori consegnando definitivamente a casa Savoia l’onore e l’onere di portare a termine il processo di unificazione nazionale. Il vecchio sistema politico, sanzionato dal congresso di Vienna nel 1815, si disgregava nel giro di pochi mesi e i plebisciti sancivano l’unità d’Italia sotto la corona di Vittorio Emanuele II. Da allora sul campo bianco centrale del tricolore, e per 85 anni, campeggerà lo scudo della casa regnante. Quella gloriosa storia era iniziata il 9 ottobre 1796 in piazza Duomo a Modena e il successivo 7 gennaio 1797, al congresso cispadano di Reggio Emilia, Giuseppe Compagnoni lo proponeva come vessillo ufficiale della neonata nazione Cispadana. Quella bandiera – nelle sue varianti iconografiche - diventerà il simbolo più alto dell’Italia e di quei centocinquant’anni che hanno portato all’odierna costituzione repubblicana. Un percorso travagliato da rivolgimenti politici, tragici conflitti, crisi economiche, ma arricchito da importanti scoperte scientifiche, tecnologiche e conquiste sociali, un periodo storico che ha cambiato – e per sempre – il nostro modo di vivere e pensare. Se Edmondo de Amicis scriveva: «Bravi - ripetè il vecchio ufficiale guardandoci - chi rispetta la bandiera da piccolo, la saprà difendere da grande» (1), Filippo Tommaso Marinetti nel 1912 la rappresenterà con il rosso preponderante sul bianco e il verde recante la scritta Marciare non marcire, con una vena di proto-maoismo in salsa futurista; maliziosi e dissacratori Leo Longanesi e Giovannino Guareschi. Un vessillo che nella sua vicenda bicentenaria è stato più volte “preda” politica di governi antitetici alla democrazia favorendo l’attenuazione della sua carica simbolica, specialmente nel secondo dopoguerra, conseguentemente all’affermarsi di particolari ideologie e, dal 1997 in poi, oggetto di retoriche ritualità (2). Malgrado antichi e recenti eccessi, il tricolore rappresenta ancora oggi il simbolo più glorioso dell’Italia, dell’ecumene nazionale, della sua continuità e civiltà, un simbolo che, particolarmente in questi ultimi anni, deve riappropriarsi della sua origine che affonda le radici negli enunciati universali di libertà ed eguaglianza. Ragionando sui tre principali aspetti che possono identificare un popolo e cioè patria, nazione e stato, e per contestare i luoghi comuni, privi di fondamento, tanto cari ai nostri giornalisti che hanno contribuito, e contribuiscono, a creare un pericoloso senso di disistima negli italiani, vorrei fare presente che se nel mondo esistono gli stati sovrani, i tre concetti più sopra enunciati molto difficilmente sono sovrapponibili. La più grande fesseria, ormai diventata un dogma tra gli intellettuali di bassa lega, è quella che l’Italia sia priva di una solida identità storico-politica al contrario di tante altre nazioni, e non ha mai raggiunto la qualifica di popolo. Senza considerare che proprio la nostra bandiera si fregia di una tradizione più che centenaria ed è la quarta più antica al mondo dopo Danimarca, Turchia e Francia, vorrei far presente che se c’è una Nazione che si è formata con un forte sentimento unitario, ostacolato e vanificato nei secoli da potenze straniere, è proprio l’Italia che ha espresso da Roma in poi, attraverso il Rinascimento e il Risorgimento un’unità di intenti culturale e politica unica al mondo. Forse che ci è superiore la Germania, tra l’altro unificata sei anni dopo? E credete che un bavarese possa essere equiparato ad un prussiano? Che dire, poi, del Belgio con una instabilità politica e soprattutto culturale tra Valloni e Fiamminghi che data da secoli. Oppure la Spagna, che fu sì un grande impero, ma in fondo non è che un’unione di popoli ancora oggi in perenne conflitto fra di loro, basti pensare ai catalani o ai baschi. Non credo che sia un popolo unito l’Inghilterra, o meglio the United Kingdom, considerato che non si sentono per niente inglesi i gallesi, gli irlandesi e gli scozzesi. E la Francia? A parte la grandeur non c’è alcuna affinità culturale o identitaria tra un alsaziano e un provenzale o un popolano savoiardo. Con questo spirito proponiamo a tutti gli italiani la presente ricerca frutto di decenni di studio e confronto, una ricerca sicuramente non esaustiva e non indenne da errori ed omissioni, ci sentiamo, però, di affermare che il catalogo da noi compilato è, per il momento, lo “stato dell’arte” sulla bandiera d’Italia. Anche se la meritoria e monumentale opera di Enrico Ghisi ha portato un contributo fondamentale alla storia del tricolore italico, è pur anche vero che le ricerche condotte in questi ultimi trent’anni hanno evidenziato notevoli mancanze in quel pregevole testo, per cui ci è sembrato necessario affrontare una revisione critica delle fonti in nostro possesso alla luce della nuova documentazione reperita. La storia della bandiera italiana è ben lungi dall’essere completata e necessiterà di altri anni di studio per giungere ad una ricostruzione della sua evoluzione più aderente alla realtà storica anche in vista dell’istituzione – non più dilazionabile – di un museo storico-didattico del tricolore, un particolare museo del risorgimento che ne ripercorra il divenire seguendo la sua icona più rappresentativa (3).



 

1 E. De Amicis, Cuore, Raleigh, Ed. Aonia, 2020, p. 64. 2 A Lugo di Romagna, patria di Giuseppe Compagnoni, si festeggia l’anniversario non il 7 gennaio, ma un sabato di metà marzo.

3 Attualmente la collezione Cani - Compagni, in attesa di una dignitosa sede espositiva, conta circa 180 vessilli in copia e in originale, più 500 cimeli attinenti alla storia della nostra bandiera.

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